In questo giorno che più degli altri ci ricorda i nostri cari che non ci sono più ho deciso di scrivere poche parole che da tempo tenevo nel mio cuore.
Assieme al mio papà sono appena uscita da un’esperienza di malattia,dolore e morte che ci ha portato via la mia mamma. Per tre mesi circa è stata ricoverata nella vostra struttura ospedaliera. Ci tengo a precisare che non ho nulla contro lo staff infermeristico ed assistenziale,anzi ringrazio per le attenzioni e cure prestatele. È mio desiderio però esprimere il mio pensiero per quanto riguarda la terapia della soppressione del dolore provato da qualsiasi paziente si trovi in condizioni senza speranza alcuna. Per esperienza personale posso affermare che quasi sempre mi sono trovata dinanzi ad un muro e qualsiasi richiesta di alleviare la sofferenza che palesemente traspariva dalle condizioni della mia mamma è stata rifiutata a causa del cosiddetto e famoso protocollo che lo impedisce. Ammetto la mia ignoranza in merito perché non lavorando in ambito ospedaliero tale protocollo non fa’ parte del mio bagaglio culturale. Ok l’eutanasia nel nostro paese non è legale però credo che si possa ,e negli ultimi due giorni ( purtroppo non prima) di vita della mia mamma mi è stato dimostrato che è possibile risparmiare del dolore e rendere più umana la strada che molti sono obbligati dalla malattia a percorrere per giungere alla pace. Mi addolora che questa mia esperienza non è l’ unica,non lo è stata ne’ lo sarà. In pratica il mio appello è alla vostra illustre Dirigenza,ai Primari,ai Dottori,a coloro che hanno il potere di decidere in merito ,di soffermarsi a pensare se al posto del paziente di turno ci fosse un loro caro cosa farebbero per evitargli il più possibile il dolore fisico. Sottolineo che non intendo soppressione fisica del paziente, ma giusta sedazione, anzi meglio la definirei umana sedazione. Anche se le mie parole sono solo un piccolo grido tra tante voci, forse più forti ed importanti della mia, spero vi faccia riflettere seriamente su questo delicato e doloroso argomento,perché tutti abbiamo la probabilità nella vita di viverlo in prima o seconda persona non importa, sempre di sofferenza si tratta. Vi ringrazio per l’attenzione
Cordiali saluti. In fede
Barbara Crosera
Mail scritta il 2 Novembre 2018 ed inviata alla Direzione Sanitaria dell’ Ospedale all’ Angelo
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