C’è stato un articolo ricavato da un passo di un libro dedicato alle cure palliative che mi ha colpito, e molto pure! “ Le cure palliative riconoscono la casa come il luogo più adatto per il malato terminale, il contenitore fisiologico, naturale e storico della sua vita. L’hospice quindi deve essere casa ed avere questa come modello. Dell’ospedale invece è metafora la fabbrica, produzione di salute al minor costo possibile per il maggior numero di persone!” Fabbriche o aziende, chiamali come vuoi, ma se parli con chi ci lavora dentro, saranno in molti a dirti che stavano meglio quando si stava peggio, o così sembrava. Il fattore economico al di sopra di tutto. È triste ma purtroppo è pure tangibile. Questo non toglie che vi siano Dottori, Infermieri ed Operatori sanitari che lavorino con serietà, professionalità ed umanità . Sicuramente anche costoro fanno difficoltà ad accettare questa realtà quasi asettica, come una specie di catena di montaggio, dove però i pezzi sono persone e non oggetti. Recente è l’elogio da parte del Papa degli Hospice, il quale ha pure sottolineato che non si deve abbandonare nessuno in presenza di mali inguaribili. Belle parole ma il Pontefice sa che gli Hospice sono pochi e mal distribuiti sul territorio nazionale? È a conoscenza del fatto che solo il 30% dei malati oncologici riesce ad entrarci? Ed il restante 70%? Ed i malati affetti da altre patologie inguaribili e dolorose? E le cure palliative che non sono protocollo medico? Vogliate pensare liberamente ed avere fede oppure no, resta il fatto che sia il Papa che i politici, insomma i potenti, non hanno né mai avranno i problemi che noi incontriamo in situazioni di malattia. Parlano, scrivono e legiferano pure, ma vivono in una realtà diversa e molto più tutelata della nostra, sia in salute che in malattia. A noi resta solo la possibilità di cercare di difenderci ma dobbiamo farlo da soli e chissà forse un giorno capiremo che il silenzio, il nostro silenzio, porta danno unicamente a noi e di rimando facilita chi ci comanda.
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