Ognuno di noi può esserlo o diventarlo, dipende cosa c’è scritto nel nostro futuro. Superstiti possiamo esserlo tutti, nessuno escluso. Non è un ruolo che scegli, semplicemente ti viene imposto dagli eventi, dalla vita. È un termine che con se porta di positivo solo il fatto che una persona c’è ancora, a differenza di altri, ma tutto il resto fa presagire a nulla di divertente, anzi. Mi ci sono voluti quasi 3 anni per arrivare a capire che lo sono pure io, perché il mio cuore si ritiene sopravvissuto a tanta sofferenza che ho stretto tra le mie braccia, sofferenza che si è impressa nei miei occhi, sofferenza che inevitabilmente mi ha cambiata e lo ha fatto per sempre. Essere un superstite non è detto necessariamente essere stato graziato o fortunato, perché solo chi ha vissuto una tragedia può definire il proprio stato. Mi sono resa conto che siamo in molti e per troppi la ferita resterà sempre aperta. Difficile trovare pace e serenità, pochi riescono a capire e comunque sia ti ritroverai sempre solo dinanzi ai tuoi ricordi dolorosi, dinanzi ad un senso di impotenza che sarà presente in ogni tuo giorno. Quando sento, leggo o ricevo brutte notizie penso subito alle vittime dirette e poi automaticamente il mio pensiero va a quelle indirette, a chi rimane ed a tutto ciò che dovrà affrontare fuori e dentro di se. Perciò nella tristezza infinita bisogna sempre tener conto che certi punti che sembrano di arrivo, per alcuni sono punti di partenza, verso un ignoto difficile da interpretare e poi da vivere.
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